ABITARE CONDIVISO, IL RACCONTO DI UNA SFIDA

CONVEGNO TEATRO NANNI LOY, 21 MARZO 2012

RASSEGNA STAMPA

 

L'Unione Sarda

La convivenza felice degli studenti con i disabili mentali

Il progetto “Abitare Condiviso”

Il progetto Abitare Condiviso mette in crisi i luoghi comuni. Lo dimostra il reportage del regista Enrico Pau su un'esperienza di coabitazione tra sofferenti psichici e studenti universitari portata avanti nel 2010 dai Comuni del Plus 21 (capofila Monserrato), con ottimi risultati.

Al Cineteatro Nanni Loy la proiezione del docufilm che sfata ogni pregiudizio: disabili mentali e studenti sono riusciti a convivere serenamente sotto lo stesso tetto, per di più, allo scadere dei 12 mesi previsti e finanziati dal progetto, alcuni hanno deciso di continuare a convivere.

Il primo scettico a doversi ricredere è proprio il regista. «Quando mi hanno chiesto di girare il reportage non credevo potesse riuscire così naturalmente, ma vi assicuro che non c'è fiction è realtà allo stato puro". Il direttore del dipartimento di Salute mentale, Augusto Contu è «felice di poter far ascoltare le voci dei protagonisti di questa esperienza; studenti, pazienti e operatori sanitari. Le nostre azioni - prosegue Contu - son finalizzate a non vedere solo i problemi e i limiti ma anche le risorse e le capacità delle persone». Abitare Condiviso sta per partire anche in città, tre studenti, dei sei che hanno presentato domanda, sono già stati giudicati idonei per poter prendere parte al programma, finanziato dalla Regione e nato da una sinergia tra Comune, Ersu e dipartimento di Salute mentale, che prevede dei gruppi di convivenza composti da studenti e sofferenti psichici: verranno messi gratuitamente a loro disposizione dei posti alloggio in centro, utenze pagate e sei pasti alla settimana alla mensa universitaria.

«Per sofferenza mentale si intende anche una semplice depressione che può capitare a tutti, per questo è necessario prima di strumentalizzare fare una grande riflessione su se stessi», spiega Daniela Noli, presidente dell'Ersu. All'entusiasmo dell'assessore alle Politiche sociali di Monserrato, Pina Puddu, fa eco la collega cagliaritana. «Da tutte le convivenze nel bene e nel male si impara sempre qualcosa, quando me l'hanno proposta mi è sembrata subito un'idea bellissima, che ho spostato immediatamente». Susanna Orrù ne è convinta. «Progetto che vince non si cambia».

Veronica Nedrini

La Nuova Sardegna

Cagliari, Comune ed Ersu promuovono la politica dell'abitare condiviso

 

CAGLIARI. La persona al primo posto. Con le necessità e spesso le fragilità che la contraddistinguono. «Abitare condiviso: il racconto di una sfida», un progetto di coabitazione degli studenti universitari con anziani e sofferenti mentali grazie alla collaborazione tra la cooperativa "Servizi sociali", l'Asl 8, l'Ersu di Cagliari e il Comune di Monserrato. Un progetto che trae la sua forza dalle diverse esperienze che si sono susseguite negli anni.

 

Esperienze che saranno riproposte anche quest'anno grazie al protocollo d'intesa firmato il 29 febbraio fra Ersu, Comune e Asl 8. Dalla prossima settimana, tra coloro che hanno presentato la domanda, verranno selezionati otto studenti universitari. Il Comune di Cagliari metterà a loro disposizione quattro alloggi a titolo gratuito in gruppi di coabitazione con un massimo di sedici sofferenti mentali. Gli studenti potranno inoltre usufruire di sei pasti gratuiti settimanali nelle mense dell'Ersu. «Le esperienze precedenti sono state un successo, percorsi di salute in grado di migliorare la qualità della vita di tutti: dalle famiglie dei pazienti agli operatori - ha sottolineato con soddisfazione Augusto Contu, direttore del Dipartimento di salute mentale dell'Asl 8 -. Ecco perché crediamo che sia importante la sempre maggiore collaborazione di più persone, volontari e istituzioni. Dobbiamo credere che il cambiamento è possibile. Credere nella responsabilità personale di ognuno al di là delle forme di assistenzialismo».

 

Il successo dell'iniziativa è stato anche raccontato in un film reportage realizzato dal regista cagliaritano Enrico Pau in collaborazione con il giovane regista Giovanni Piras (Joe Bastardi). Il sociale è la nuova sfida del Comune di Cagliari, che punta sulle collaborazioni con altri enti e soprattutto sulle idee per raggiungere risultati importanti. In primo piano ci sono i sofferenti mentali, i giovani, gli studenti universitari e gli anziani: tutte persone che condividono il desiderio di cogliere quelle opportunità che la società, e la politica, stentano a concedere. E il 2012 segna una svolta in questo senso. Così, nell'anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra generazioni, l'assessorato alle Politiche sociali in collaborazione con l'Ente regionale per il diritto allo studio (Ersu) di Cagliari si preparano ad affrontare un nuovo interessante progetto di «inclusione sociale» con anziani e studenti sotto lo stesso tetto.

 

«Un confronto che permetterà agli anziani di vivere in modo sereno e di sentirsi utili, perché hanno ancora tanto da offrire anche dal punto di vista culturale - ha sottolineato Susanna Orrù, assessore comunale alle Politiche sociali -. Per gli studenti universitari sarà anche un modo di confrontarsi con il sociale e con persone con problemi, ma allo stesso tempo, potranno usufruire di interessanti incentivi economici. Crediamo doveroso sostenere i giovani che decidono di continuare a studiare, soprattutto in tempi così difficili, dal punto di vista economico ed è quindi fondamentale incentivare il loro impegno».

 

«Nel 2006, proprio in seguito alla presentazione del progetto «Abitare condiviso», era stato inaugurato anche Plus 21, il piano locale unitario dei servizi al quale aderiscono anche i Comuni di Monserrato, Monastir, Selargius, Settimo San Pietro, Sestu, Ussana e Quartucciu - ha spiegato con soddisfazione l'assessore comunale -. Insieme abbiamo sposato un progetto non facile, a fronte anche dei 1341 pazienti psichiatrici residenti in questi sette comuni. I fatti oggi dimostrano che la buona politica e la collaborazione con altre istituzioni possono produrre risultati importanti».

 

Alla presentazione sono intervenute Daniela Noli, presidente dell'Ersu e Pina Puddu, assessore alle Politiche sociali di Monserrato.

Bettina Camedda

 

SARDEGNA QUOTIDIANO

L’IDEA Si è concluso il primo progetto “Abitare condiviso” che quattro ragazzi affetti da sofferenza mentale e studenti

Hanno vissuto insieme con semplicità, condividendo doveri e diritti, ma anche responsabilità. L’hanno dimostrato attraverso le loro testimonianze, cinque ragazzi affetti da sofferenza mentale e quattro studenti universitari, che hanno vissuto insieme, divisi in due gruppi, per un anno. Il progetto, appena concluso, si chiama “Abitare condiviso”. Nato dalla collaborazione tra Ersu, con la Asl 8, e il comune di Monserrato. Qualche battibecco per il disordine, altri per chi cucina di più rispetto a un altro coinquilino, si sono raccontati così i ragazzi davanti alle telecamere del regista Enrico Pau, che ieri al teatro Nanni Loy ha presentato il reportage della loro esperienza. L’obiettivo del progetto era quello di promuovere l’autonomia e l’inclusione sociale di soggetti che si trovano in condizioni di sofferenza mentale, e contemporaneamente offrire agli studenti universitari che si sono proposti, un’occasione di crescita personale e sociale. «Gli obiettivi sono stati pienamente raggiunti - ha detto Mirim Picciau, psicoterapeuta, coordinatrice del progetto - questo era un progetto sperimentale, dove si utilizzano risorse umane non professionali, quali gli studenti, per conseguire degli obiettivi terapeutico-riabilitativi, ora i pazienti sono autonomi, sono andati a vivere da soli e hanno solo un minimo sostegno da parte degli operatori e quello adeguato da parte delle famiglie». E sono stati proprio i risultati ottenuti, a convincere Ersu e comune di Cagliari, a iniziare un’esperienza anche in città di “Abitare condiviso”. «Abbiamo sottoscritto il nuovo protocollo pochi giorni fa - ha spiegato Daniela Noli, presidente dell’Ersu - questa esperienza è servita per aiutare anche i giovani a destreggiarsi in un contesto sociale sempre più difficile ». M. M.


 

Archivio_2008

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